"Il ribelle" condensa il pensiero che Massimo Fini è venuto elaborando in oltre trent'anni di attività in qualità di giornalista e di saggista, sulla sua concezione del mondo, degli uomini e delle cose. La forma aforistica delle voci che compongono il libro denota la volontà libertaria dell'autore di lasciare l'opera aperta per una maggiore e più semplice fruizione. Costruito per voci come un'enciclopedia o un dizionario, il libro è davvero la summa del Fini pensiero, della sua insofferenza verso i miti e gli stereotipi del Moderno, della sua professione di antagonista. "In genere un dizionario inizia con la A e finisce con la Z. Anche qui si segue questa ovvia logica alfabetica. Ma con un'eccezione. Ho premesso alle altre - spiega Fini - la voce 'Relativismo culturale' perché in questa posizione mi riconosco, pur senza coincidervi del tutto... 'Il ribelle' contiene, qua e là, episodi della mia vita di giornalista e di inviato e annotazioni personali, è anche una sorta di autobiografia, intellettuale e non solo. Fatte tutte le debite proporzioni è il mio Ecce homo".