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Società - Politica - Comunicazione

Maledetta. La mia battaglia contro il falso Islam che odia le donne

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Codice: 449482378906891

Editore: Edizioni Piemme

Categoria: Società - Politica - Comunicazione

Ean13: 9788856623048

Traduzione di Martinotti V. Casale Monferrato, 2012; ril., pp. 167, cm 14x22. (Piemme Voci).

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Dicono di essere vestite, ma non lo sono. Sono delle depravate, destinate all'inferno. Prendetele, condannatele, frustatele!" Il giovane predicatore tuona dal microfono contro Lubna e le altre donne che, in seguito a una retata, sono state condotte al suo cospetto. La loro colpa: indossare pantaloni. Che, secondo la sharia in vigore in Sudan dal 1989, sono vietati alle donne. E la pena per chi infrange la legge sono quaranta frustate. Molte delle "depravate" arrestate quella sera subiscono quell'umiliazione. A volte, ed è cronaca recente, qualcuna muore. Lubna si batte in tribunale e sfugge alla pena. Si rifugia in Francia, da dove continua la sua battaglia in difesa di quelle che non hanno la forza di ribellarsi a una legge iniqua. E anche di quelle che pensano davvero di meritarsi le frustate, i castighi, le restrizioni della libertà personale in nome di Allah. Ma Allah non ha mai pronunciato la parola sharia. Sono stati gli uomini a umiliare le donne con un coacervo di divieti che soffocano la libertà di metà della popolazione. Con esiti assudi: i pantaloni ampi che sono costati la condanna a Lubna, in Iran sono obbligatori. Sempre in nome di Allah. Lubna vuole dire a tutte le donne che non è scritto da nessuna parte nel Corano che la donna è inferiore, che non deve lavorare o studiare, che non può portare i pantaloni. E lo fa sapendo di attirarsi un'accusa di blasfemia. Ma è giunto il momento che le donne dicano basta. E Allah è sicuramente con loro.

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