L'Italia risente fortemente nelle sue dotazioni infrastrutturali di una più che decennale politica di disprogrammazione che ha creato un forte gap con gli altri Paesi europei e un danno alla competitività del Paese. Con il neoliberismo governativo, la disprogrammazione è accompagnata da una deregolamentazione che ripropone acutamente problemi di trasparenza e problemi di monopolio nel settore delle cosruzioni. La finanza privata, sulla quale sono state riposte grandi speranze per la realizzazione di opere pubbliche, è stata finora latitante. La previsione è che anche per l'edilizia si sta avviando un processo di graduale declino, forse meno acuto, ma analogo al comparto dell'industria manufattiera. Dalle ragioni di una scelta culturale di campo alle ragioni di un volume che si articola in tre grandi corpi: il documento base di una lettera tra congiuntura e fattori strutturali nell'industria delle costruzioni in Italia, gli approfondimenti che sono alla base dei paragrafi del documento base ed, infine, i contributi di un nutrito gruppo di testimoni privilegiati, che occupano posizioni strategiche e decisionali nel settore. Il volume ripercorre così lo stato dell'arte di una politica, se così si può definire, per l'edilizia in Italia e di de anni di annunci e promesse.