Nella letteratura contemporanea si è avuta, a sorpresa, un'abbondante fioritura di ""vangeli apocrifi"", ovvero di riscritture, complete o parziali, audaci o fedeli, della ""buona notizia"". La messe degli ""apocrifi"" novecenteschi è tanto abbondante e di alto livello, letterario non meno che teologico e spirituale, da mettere a tacere, da sola, ogni dubbio circa il rilievo che i libri più importanti della fede cristiana hanno continuato e continuano ad avere presso gli uomini di lettere come motivo di riflessione e fonte d'ispirazione. Naturalmente, quando si parla di ""apocrifi moderni"" a proposito di riscritture di natura squisitamente letteraria, ci si appropria solo in senso lato, per suggestione, di una categoria storiografica, quella appunto dei vangeli apocrifi, che ha, di per sé, ben altre implicazioni. Le opere in questione, infatti, non pretendono né di sostituirsi né di affiancare i quattro Vangeli canonici, ma semmai si accontentano di amplificarli, di svilupparli per vie laterali, di riprenderli più o meno liberamente, di interpretarli, infine, in chiave moderna, mostrando così implicitamente - ciò che più conta - la perenne attualità del messaggio cristiano e la paradigmaticità della vicenda terrena di Cristo (Giuseppe Langella).