La mano sapiente del narratore afferra la nostra per condurci, al seguito di 280 europei e di 80 indios convertiti, nel cuore di una foresta pluviale del nuovo mondo, alla conquista di un tesoro immenso quanto illusorio. Attraverso una narrazione corale, autentico contrappunto di voci che spesso ricorda le polifonie cinquecentesche, ci inoltriamo in un inferno umido e velenoso, ove solo ragni e zanzare pullulano tra il denso fogliame. Qui la barbarie è presentata per quello che è: tenebra oscura e impenetrabile che, per inspiegabile magnetismo, attrae colui che in essa getta lo sguardo. Infatti i nobili conquistatori venuti dall'Occidente subiscono, poco per volta, il fascino dell'orrore. Essi stessi, per quanto progressivamente decimati e privati di forze, finiscono non soltanto per trasformarsi in crudeli macchine di morte, ma, in qualche modo, per superare, nella stessa ferinità, coloro a cui erano venuti per insegnare la legge d'amore dell'Evangelo.