È possibile che l'area del Paese in cui è più forte la presenza degli stranieri non abbia mai occasione di parlarne nelle sedi politiche più adeguate, affrontando il fenomeno nella sua complessità? È possibile che questo fenomeno, che ormai riguarda il dieci per cento della popolazione e una parte significativa della produzione di ricchezza, sia relegato a questioni di mera sicurezza? È possibile che i principali esponenti della maggioranza di governo, oltre a esprimersi spesso con toni prossimi al razzismo, continuino a legiferare contro la presenza degli stranieri sul territorio da loro amministrato? La chiusura dei phone center gestiti dagli stranieri, l'opposizione all'apertura di luoghi di culto a Milano (e non solo), la polemica contro i kebap, le ripetute ordinanze dei sindaci sono gli episodi di una lunga storia di discriminazione e di chiusura all'ordine del giorno del dibattito politico e culturale della regione più avanzata del Paese.