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Genesis. Fiabe della guerra e della pace

€ 10,00

Code: 861101795811776

Publisher: Genesi

Category: Classics - Poetry - Theater

Ean13: 9788874141067

Torino, 2008; paperback, pp. 80, 1 col. ill., cm 14,5x24. (Le Scommesse. 229).

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Forse la favola universalmente più nota nella storia dell'umanità è quella della origine del mondo narrata nel primo libro della Bibbia, che assume l'apodittico titolo di genesi. Non esiste altro breve racconto, con finalità etiche e religiose, carico di valenze simboliche e didascaliche, che sia stato più commentato e discusso e che abbia condensato in sé maggiori contenuti di sapienza e di fede. Il vocabolo - genesi - assume anche valenza indipendente di ragione e di filosofia laica, affrancata dall'indicazione antonomastica di fondamento della fede posto a sigillo dei biblia, che sono i libri sacri adottati dalle tre più diffuse religioni del genere umano, ebraismo, cristianesimo e islamismo. Il fatto poi che Veniero Scarselli si rifaccia direttamente al vocabolo latino - genesis, di vaga memoria pagana - contribuisce ancora di più a dare valenza al suo racconto non immediatamente immedesimabile con la professione di fede a favore di una delle tre anime religiose della Bibbia. Noi tutti sappiamo che Veniero Scarselli appartiene al mondo della cultura cristiano cattolica, in esso si è formato, si è dato le basi e la profondità degli studi, ma si è anche posto orizzonti che sopravanzano in ogni direzione, di spazio e di tempo, l'esperienza della fede cristiana. Sopravanzare la fede non necessariamente significa scoprire una verità più vera di quella rivelata, ma significa accettare di impostare il convivio della sapienza sulla base di un intento comune di ricerca della luce universalmente accettabile e condivisibile sia da chi nutre fede religiosa e si orienta verso la verità rivelata sia da chi al contrario nutre solo fiducia nella lettura positivista dell'universo esperibile e non confida in alcuna verità ultraterrena. Il fatto che Scarselli si muova in una direzione laica è pienamente dimostrato dalla teoria estetica dell'arte che sta alla base della sua ricerca della bellezza. Infatti, scrive Scarselli: "È bello ciò che affronta importanti temi esistenziali in una rilettura originale riuscendo a trasmettere in modo comprensibile, convincente ed avvincente un messaggio universale di alto valore etico-spirituale valido in ogni luogo e in ogni tempo". I temi esistenziali sono gli argomenti della vita (e della morte) che da sempre agitano l'inchiesta degli uomini intorno al significato delle azioni e dei pensieri che si fanno o che si progettano. La rilettura originale è il contributo personale di ogni autore al grande arricchimento collettivo della cultura umana: per esserci arricchimento - ci fa intendere Scarselli - deve esservi originalità, nel senso letterale del termine, cioè di creazione di qualcosa di nuovo che prima non esisteva. Il valore etico-spirituale è la scelta di campo che sta alla base di tutta l'opera di Scarselli, per il quale l'arte è avvaloramento del viaggio dall'uomo verso l'uomo - cioè l'etica - e del viaggio dall'uomo verso un ideale di verità?- cioè la spiritualità. Infine, la validità dell'opera d'arte in ogni tempo e in ogni luogo per Scarselli significa il viaggio dell'artista alle origini profonde dell'umanità e, quindi, il contributo all'inveramento della natura antropologica dell'opera d'arte, che non è riducibile all'egotismo dell'autore, ma che è simbolo dell'intera natura umana. Gli elementi di questa formula - per usare l'espressione scarselliana prediletta dall'autore - sono plurivalenti, in quanto sono applicabili sia a una ricerca religiosamente orientata sia a una ricerca rigidamente positivista: proprio nell'adozione di questo codice plurivalente dell'arte consiste la laicità del pensiero di Scarselli, il quale, nel contesto di quest'opera, adotta come protagonista della fiaba un uomo di fede, ma sviluppa la ricerca poetica all'interno di una definizione d'arte che è perfettamente accettabile anche da atei e agnostici. Per il poeta Scarselli, Dio diviene espressione simbolica e didascalica di origine e di fine dell'esperienza della vita: tale concetto - l'inizio e la fine della vita - appartiene in uguale misura al pensiero non religioso, anche se quest'ultimo userà un'indicazione nominalistica diversa da quella religiosa, come fosse cosmo ovvero come fosse la pomposa perifrasi di orizzonte degli eventi. Genesis è la rilettura della favola dell'origine e della storia tutt'intera del mondo, dall'iniziale scaturigine delle cose, degli animali e dell'uomo all'attualità dei tempi nostri, in un'unica breve corsa di narrazione, per prosa o per versi - come indistintamente funzionano le favole - con adozione di pochi elementi simbolici rispetto alla grande folla e follia di cose e di persone che ci sarebbe da raccontare. Alla fiaba, che ha un'ideazione meravigliosa e fantastica, sovrintende l'intenzione dell'autore di dedurre una morale per il lettore. Infatti, per il lettore, viene elaborato un disegno preciso di scontornamento e di distinzione tra le ragioni del bene e del male. Veniero Scarselli, nel disegnare gli automatismi di contrapposizione dialettica tra bene e male, demanda al vasto e profondo entroterra culturale che egli ha elaborato come scrittore filosofo e, quindi, allude alle categorie maiuscole individuate dalla ricerca della Ragione e della Filosofia, cioè a quella complessa teoria del Bene e del Male, pronunciata con enfasi dalla cultura alta. Si tratta del tema etico che, fino dalla notte dei tempi, è centrale nella ricerca filosofica. Ma, in Veniero Scarselli la ricostruzione che si fa, per capisaldi e per ricapitolazioni, di tale disputa filosofica è mirabilmente ricondotta all'essenzialità di una nozione corsiva e minuta, tutta racchiusa nel linguaggio delle cose e dei fatti, senza ricorrere all'uso delle complesse categorie filosofiche. Ciò diventa possibile, perché lo scrittore teorizza una capacità primigenia di distinguimento fra il bene e il male, che può ricordarci l'età dell'oro, cioè la condizione edenica della fiaba ovvero la natura antropologica allo stato puro, ancora non collusa con gli infingimenti della ricerca speculativa. Tale condizione di essenzialità naturale della ragione umana oggi è andata totalmente dispersa o, meglio, è divenuta inaccessibile a tutti, perché è sepolta sotto le stratificazioni e le complicazioni del nostro sistema semantico. Fa eccezione il poeta, il quale è l'unico a conservare la capacità di rifarsi all'essenzialità minuta delle cose, dei fatti, delle persone; il poeta è l'unico a reperire, con automatismo originario, l'orma delle tracce distintive tra il bene e il male impresse nella storia dell'umanità e a saperle renderle evidenti ai suoi lettori, in un messaggio pieno di eticità e di spiritualità, seppure espres­so nel rigoglio quasi barocco e dirompente di metafore e allegorie. La complessità metaforica di Scarselli non solo è giustificata ma è quasi dovuta e resa indispensabile dal fatto che egli è scrittore poematico, cioè ideatore di complessi poemi di scrittura filosofica con intenti di interpretazione e rappresentazione per visioni cosmiche. Scarselli è riconosciuto dalla critica moderna come la più rappresentativa espressione di pensiero poetante contemporaneo, cioè di quel versante della poesia che si allontana dal lirismo e dalle espressioni emozionali per approfondire e ampliare in alternativa la riflessione poetica, intesa come indagine conoscitiva del pensiero umano, sviluppato non solo con la logica della ragione, ma anche con le complessità analogiche e intuitive della poesia. Non sono certo io né il primo né il più autorevole a tributare a Scarselli la caratura di poeta che sa esprimersi attraverso il respiro dei secoli, in una rappresentazione poematica che - come già detto - trascende totalmente l'egotismo dell'autore e che pone al centro dell'intreccio poetico la dinamica di pensiero e di opere di intere epoche della storia umana. Forse, non è questa la sede opportuna per spingersi troppo nello specifico delle metafore adottate da Scarselli. Conviene, tuttavia mettere a fuoco un principio fondamentale su cui il poeta insiste: il male della guerra nasce come inclinazione a dilettarsi nell'ozio di un passatempo tanto inutile quanto esaltante, come lanciare con precisione un sasso contro un tronco. Poco per volta, ci dice il poeta, il sasso si trasforma in una bomba atomica e il tronco inanimato in una metropoli piena di vita. Il male non sta nelle cose, ma sta nella visione oziosa e viziosa con cui l'uomo osserva le cose che lo circondano. Il controllo del mondo risiede, sembra dirci il poeta, nel controllo dello sguardo dell'uomo. Il poeta, che è visionario istituzionalizzato per mestiere, è la vigile sentinella che prevede le visioni che gli altri avranno dopo di lui e le racconta quando ancora non sono chiare neppure a sé stesso, in una narrazione fluente e affascinante, quasi in chiave di favole, con un epilogo finale che vuole essere indicazione di speranza ed educazione di gusto a vedere di più e meglio il mondo che ci circonda. Scarselli, in opposizione al determinismo materialistico che non rappresenta il suo canone logico, torna a mettere l'uomo e la volontà di essere che lo anima al centro del motore delle cose. Lo responsabilizza, prima di tutto per il rapporto verso gli altri uomini, poi per il rapporto verso l'ambiente. Poeta ecologico, Scarselli ha quella che da sempre io chiamo con convinzione una visione geoepica della poesia: l'uomo e l'ambiente sono i due protagonisti principali e interdipendenti di ogni vicenda raccontata dalla poesia, e la vicenda non è mai banale od ordinaria, ma è emblematica ed egregia, rappresentativa dell'universo statistico dei casi cui essa allude. A bene guardare, l'unica vicenda cui Scarselli attribuisce il senso fondante delle cose è lo sviluppo, per vastità e per profondità, dell'essere, cioè l'indagine di comprensione e di descrizione intorno alle sorti con cui la vita si manifesta nel mondo sensibile e dentro la nostra coscienza. Secondo Scarselli, lo stravolgimento della realtà inizia dalla confusione dell'essere con l'avere: confondere le cose con le idee, colludere la spiritualità con la materialità, avere il rapporto con le cose anziché con le persone. Tutto ciò stravolge l'intuizione dell'orma della divinità impressa nel mondo in una sorta di feticciato corsaro e ossessivo, che si risolve nell'ansia di possedere, accumulare, collezionare e serbare come fossero feticci gli oggetti e le persone su cui proiettiamo il nostro insaziabile desiderio di proprietà e di asservimento del mondo al capriccio di disporne arbitrariamente. La fantasia affabulatoria è il cavallo di battaglia di Scarselli che è un grande ideatore di storie, nel senso epico di vicende eroiche, scritte all'insegna dell'impegno del protagonista, che si cimenta in un'azione dallo spirito salvifico e di redenzione, a vantaggio di tutti. In questo genere di poesia Scarselli è veramente un grande, forse è il più grande dei poeti italiani contemporanei, racchiuso nella sua solitudine di scrittore tragico e vaticinante, sull'arcosolio anacronistico del vate che declama inascoltato, contro il vento della moda, il destino di un intero popolo e di tutta l'umanità. Quella di Scarselli è una grandezza fragile e indifesa, ma lui sa viverla con ammirabile fermezza e dignità.

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