Dopo Albergo Cleo del 2009, Franca Giaroni propone un romanzo caratterizzato da un ritmo mozzafiato che ci rende partecipi di una vicenda inusuale di cui non si scoprono le soluzioni fino all'ultimo. E' un thriller psicologico prima ancora che investigativo, che trae suggestioni da pratiche mistiche e si dipana tra la gente, le strade e i paesaggi della terra reggiana. Com'è scritto nel retro di copertina, la vicenda ha per protagonista una coppia di sposi che ha alle spalle quarant'anni di vita in comune. L'incipit è circostanziato e coinvolgente: "Una notte Loredana scopre che il marito non è tornato a casa. Dov'è finito Mario? Di chi è il camper misterioso che compare nei pressi della loro casa di campagna?" Partendo da questi angosciosi interrogativi e dal protrarsi dell'assenza-silenzio del marito, la donna inizia lunghe e difficoltose ricerche che la porteranno a scoprire verità sconcertanti, ma soprattutto ad accorgersi che spesso la realtà è diversa dall'apparenza. Questo secondo romanzo di Franca Giaroni espone ansie e aspettative di una coppia protagonista di situazioni e di scelte che, a prima vista, appaiono d'invenzione, ma che trovano il loro fondamento nei problemi e nelle difficoltà di tutte le relazioni di coppia. La narrazione è asciutta, senza ripensamenti e con una proprietà di linguaggio che sembra derivare da una consolidata conoscenza delle regole d'indagine poliziesca, dei costumi e delle abitudini di vita di popolazioni di altri Continenti nonché della gente emiliana. Le soluzioni che propone il romanzo sono imprevedibili, in bilico tra disincanto per le apparenze e influssi mistici, e si sviluppano con una suspence che rimanda alla miglior tradizione dei romanzi d'appendice.