Nel teatro della pianificazione urbanistica, ai bambini è stato quasi sempre attribuito un ruolo di comprimari, quando non di semplici spettatori; questo libro racconta, invece, un'esperienza di progettazione partecipata, che ha scelto di lavorare non tanto per loro quanto con loro, accogliendoli fin dalle prime mosse in un gioco interattivo che ha mobilitato - in tutti gli attori coinvolti - saperi, competenze e bisogni sopiti o rimossi, giungendo alla definizione pratica e operativa di un nuovo, più inclusivo orizzonte di autosostenibilità urbana. Ispirata e iniziata da Mauro Giusti, ricercatore che praticava l'arte della progettazione interattiva e che non ha fatto a tempo a vedere i frutti del proprio lavoro, la storia di questo percorso vuole mostrarci quanto i bambini, liberati dalle immagini consolatorie in cui abitualmente li rinchiudiamo, sappiano educarci (tutti, dalle pubbliche amministrazioni alla scuola, dall'università alle famiglie) a uno stile di convivenza nuovo e antico, in cui lo spirito e la pratica della comunità prevalgono sugli interessi limitati degli stakeholders. Questo libro illustra un'esperienza di ricerca-intervento, La città e i bambini. Proposta per un progetto comune, svolta nel triennio 2001- 2003 nei comuni di Casalecchio di Reno, Sasso Marconi e Zola Predona in provincia di Bologna. La ricerca, coordinata da Mauro Giusti del dipartimento di Urbanistica e pianificazione del territorio dell'università di Firenze, di cui facevano parte anche Giancarlo Paba e Alberto Riparo, è stata condotta nel quadro della legge 285/1997, la cosiddetta legge Turco, Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l'infanzia e l'adolescenza. Le diverse voci che attraversano il testo mostrano la complessità e la particolarità dell'iniziativa. L'intervento intendeva costruire un percorso stabile ed efficace di coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nell'intero sistema di governo del territorio finalizzato al miglioramento dell'efficacia delle politiche pubbliche indirizzate alla tutela dell'ambiente fisico, l'inclusione sociale e la valorizzazione dell'identità locale. Obiettivo primario è stata la definizione di un contesto interattivo in grado di far partecipare le tante figure professionali coinvolte per gestire le problematiche che sarebbero emerse durante il processo (differenze di linguaggio, incomprensioni, diversità di strumenti, di competenze, ecc.) e arrivare alla trasformazione fisica dei contesti prescelti. Un'esperienza complessa, dunque, talvolta anche complicata da un'organizzazione articolata che è riuscita a far dialogare e progettare efficacemente insegnanti, funzionari pubblici, tecnici, politici. Ma il tratto notevole dell'esperienza sta soprattutto nel suo essere particolare. Oggi, infatti, nessuno fra coloro che si occupano di gestione urbana può ancora pensare che esistano problemi lineari, risolvibili attraverso una semplice soluzione tecnica. La complessità è in qualche modo acquisita, si connota come un dato di fatto, sta dentro ogni azione di pianificazione.