Code: 261231312041440
Publisher: Alinea
Category: Architecture
Ean13: 9788881259236
Paris, Musée du quai Branly, 19 settembre 2006 - 21 gennaio 2007. Firenze, 2007; br., pp. 240, ill. b/n e col., tavv., cm 23x28. (Cataloghi. 97).
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Questo libro s'inserisce nel contesto della riscoperta del valore dell'operazione urbanistica, artistica e culturale intrapresa dal regime: riscoperta iniziata già negli anni '80 dopo il trentennio di damnatio memoriae che ha investito tutti i "prodotti" del fascismo, e che ci consente oggi di tornare su quel periodo della storia italiana con un approccio meno ideologico e più complesso. Il volume è il catalogo della mostra "Le Case del Fascio in Italia e nelle Terre d'Oltremare" e continua una ricerca nata anni fa come tesi di laurea e diventata strada facendo un lavoro esemplare per prospettiva scientifica, ricchezza della documentazione e uso delle fonti. Solo a una percentuale ormai minoritaria degli italiani il termine stesso di 'casa del fascio' è in grado di dire qualcosa, così come pochissimi dei tanti che vivono in ex case del fascio o le frequentano nelle loro attuali destinazioni o ci passano davanti quotidianamente sanno che cosa erano un tempo. E questa condizione di inconsapevolezza è un sottoprodotto inevitabile della rimozione di cui sopra. La mostra, a cura di Flavio Mangione e Andrea Soffitta, mette in evidenza, grazie all'esposizione di un ricco repertorio grafico e fotografico che l'accompagna, come questo tipo di edilizia era diffuso capillarmente nel nostro paese: chiesa, municipio e casa del fascio erano tre presenze ineludibili di ogni agglomerato secondo una gamma che andava dai grandi edifici dei centri maggiori a quelli più innovativi delle città di fondazione, fino a quelli piccoli e seriali dei centri rurali. Altrettanto diversificata la gamma degli operatori in caricati di realizzare queste opere: dai geometri agli ingegneri agli architetti, spesso anche di grido. Alcuni nomi per tutti: Adalberto Libera, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Giuseppe Samonà e Giuseppe Terragni. Ma si potrebbe continuare. Basta la cifra di 5.000 case del fascio realizzate nel ventennio per comprendere come questo elemento architettonico, nelle sue ricorrenze e varianti, costituisse una costante del panorama del nostro Paese: una costante che le trasformazioni successive, gli adattamenti, i cambi di destinazione hanno contribuito a mimetizzare nel tessuto urbanistico stratificatosi poi diversamente nel tempo, ma che la ricerca che qui si presenta contribuisce a far riemergere nella sua originaria fisionomia e nelle diverse tipologie che si succedettero durante gli anni del regime. Dietro questo lavoro c'è una capillare indagine sulle riviste d'epoca e sulle fonti archivistiche conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato. Una ricerca che spazia dalle carte del Partito nazionale fascista a quelle dell'Opera nazionale combattenti, dalla Mostra della Rivoluzione Fascista al Ministero dell'Africa italiana e oltre. Una documentazione immensa selezionata con cura e rigore scientifico dagli autori.