Da tempo la Facoltà di Architettura è aperta alla città e al territorio, come luogo di studio e di progetto, attraverso l'approccio integrato con la pluralità delle componenti scientifiche e didattiche presenti. Un momento di ulteriore qualificazione del rapporto tra università e società è segnato dall'avvio di esperienze di interazione diretta tra docenti, studenti, istituzioni, abitanti, con l'obiettivo di contribuire alla formazione di un quadro conoscitivo e di idee per la trasformazione urbana "utili" alle comunità locali, perché capaci di rispondere concretamente alle loro attese. Si tratta, cioè, di superare la posizione un po' aristocratica secondo la quale gli esperti possono autonomamente interpretare i caratteri ed i bisogni del territorio e delle popolazioni e proporre soluzioni progettuali idonee a risolvere il quadro problematico delineato, mettendosi in gioco in un confronto costruttivo con gli abitanti sostanziato da un "reciproco apprendimento". Il metodo appare particolarmente utile per i laboratori di progettazione urbanistica e architettonica, dai quali può scaturire un patrimonio di idee, di immagini, di disegni efficaci per la valutazione delle opzioni di trasformazione degli ambienti di vita, così come per la costruzione di strategie di progetto direttamente promosse e condivise da parte degli abitanti. Il volume, curato da Franca Balletti, racconta una di queste esperienze, sviluppata attraverso una convenzione, attiva da oltre tre anni, tra il Dipartimento Polis e la Circoscrizione Valbisagno del Comune di Genova, sede di uno dei due principali corsi d'acqua che attraversano la città di Genova, è interessante; a partire dall'essenza naturalistico-geologica, a quella urbanisticosociale, passando dalle testimonianze storico-architettoniche. E' anche una Valle difficile, "pericolosa"; da sempre affetta da problematiche di dissesto idrogeologico, spesso legato alla dissennata pianificazione avvenuta negli anni del cosiddetto "boom economico"; è una valle difficile, come molte valli liguri, perché non ha spazio e la mancanza di spazio rende difficile qualsiasi ipotesi di pianificazione intesa nel senso ampio del termine; difficile perché in essa si sta verificando una profonda trasformazione sociale che solo dieci anni fa non era prevedibile. E' in virtù di questi "difetti", ma anche dei tanti pregi dei quali la Val Bisagno gode, che la Facoltà di Architettura, ha colto la sfida: l'ha individuata come caso studio privilegiato. Ai laboratori, oltre alla coordinatrice-urbanista, hanno partecipato docenti dell'area del paesaggio, della tecnologia, della progettazione architettonica, della geologia e della sociologia, del disegno e della rappresentazione. La sinergia tra saperi diversi e la capacità di dialogare in modo costruttivo con le associazioni locali, i singoli residenti, le amministrazioni pubbliche, ha portato ad un affinamento dei metodi della didattica e alla qualificazione delle stesse competenze tecniche, oltrechè, naturalmente, all'implementazione del processo formativo degli studenti che hanno imparato a misurarsi "nel concreto" con i problemi del territorio. La pubblicazione, che utilizza i finanziamenti della Fondazione Carige e della Boero, una della aziende presenti in Valbisagno, si qualifica per costituire un punto fermo nella definizione di ipotesi di trasformazione della Valle da periferia a parte urbana qualificata che assume un ruolo strategico nel processo di rigenerazione dell'intera città.